Miriam
Gianfranco Menzella | Philology – distr. IRD (2010)
di Angelo Leonardi
Chi ama l’hard bop di fine anni cinquanta, caratterizzato da
temi incisivi e ricchi di groove, che lasciano ampia libertà ai
solisti, apprezzerà questo disco prodotto dalla Philology di
Paolo Piangiarelli.
Il leader è Gianfranco Menzella, trentaduenne sassofonista di
Matera, che debutta a capo di un quartetto affiatato e coeso,
aperto per l’occasione al contributo di Fabrizio Bosso.
Menzella ha già avuto esperienze a fianco di musicisti di
primo piano, collaborando con Steve Grossman (del cui stile
si avverte l’influsso), Ettore Fioravanti, Danilo Rea, Marco
Tamburini, Gabriele Mirabassi, Randy Brecker, Michael Rosen
e incidendo con il Soranno Sax Quartet, Ettore Fioravanti e la
St.Louis Big Band
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Miriam
Gianfranco Menzella | Philology – distr. IRD (2010)
di Angelo Leonardi
Chi ama l’hard bop di fine anni cinquanta, caratterizzato da
temi incisivi e ricchi di groove, che lasciano ampia libertà ai
solisti, apprezzerà questo disco prodotto dalla Philology di
Paolo Piangiarelli.
Il leader è Gianfranco Menzella, trentaduenne sassofonista di
Matera, che debutta a capo di un quartetto affiatato e coeso,
aperto per l’occasione al contributo di Fabrizio Bosso.
Menzella ha già avuto esperienze a fianco di musicisti di
primo piano, collaborando con Steve Grossman (del cui stile
si avverte l’influsso), Ettore Fioravanti, Danilo Rea, Marco
Tamburini, Gabriele Mirabassi, Randy Brecker, Michael Rosen
e incidendo con il Soranno Sax Quartet, Ettore Fioravanti e la
St.Louis Big Band. In questi anni ha anche pubblicato un
saggio sulla vita e la musica di Sonny Rollins (Il colosso del
tenore, Edizioni Il Filo), e due metodi per sassofono.
Come accennavo, l’estetica di questo disco è legata ai
modelli dell’hard bop storico e delle sue diramazioni
successive, come la svolta modale. Le scelte musicali non
tralasciano brani a tempo medio o ballad, caratterizzati nella
dimensione melodica e nell’equilibrio formale. Menzella
s’esprime con un incedere caratterizzato da essenzialità e
controllo delle dinamiche mentre il sound svela il suo fascino
nelle ballad: Hermitage di Pat Metheny e Amico di
Scasciamacchia. Bosso è come sempre smagliante e nei
temi dinamici (Miriam, Muddy In The Bank) il suo apporto
è essenziale.
Una bella prova d’esordio dunque, piacevole e ben eseguita.
Gianfranco Menzella - My Favorite Song - Philology
Ricevuto ed ascoltato questo eccellente CD del sassofonista
Gianfranco Menzella. E' una session di standards celebri
suonati benissimo con profondità, spessore, carattere e
dedication da parte di tutto il gruppo. Un solo original, un
blues in stile pieno di pathos e groove. Ascoltato diverse
volte mi sembra che una delle principali influenze ravvisabili
sia quella molto autorevole di Steve Grossman di Love Is The
Thing con Cedar Walton, Billy Higgins e David Williams.
Questo non toglie ma aggiunge spessore ad un album molto
godibile fatto con maestria gusto. Complimenti per
l'eccellente lavoro da annoverare fra i migliori cd ascoltati
negli ultimi tempi.
Sergio Veschi
My Favourite Songs
2016 - PHILOLOGY / IRD
29/03/2016 - di Pietro Cozzi
Un altro disco di standard? È difficile avvicinarsi senza
pregiudizi e un po` di ritrosia a My Favourite Songs, opera
quarta del tenorsassofonista Gianfranco Menzella, classe
1978, materano doc come indiscutibilmente dichiara
l`inconfondibile paesaggio della cover. Ancora Cole Porter e
Hoagy Carmichael, Love For Sale e Georgia On My Mind?
Assolutamente sì: l`ascolto attento spazza via la riserve e
placa l`irrequietezza di chi è bulimicamente affamato di
“nuovo”, offrendogli un piatto cucinato con grande cura e
professionalità. Le rivisitazioni dei classici, peraltro scelti in
modo non scontato, rivelano spessore e profondità, pur
mantenendo un alto livello di “colloquialità”. E quello che
difetta in originalità si recupera in sostanza, soprattutto nelle
ballad.
Menzella, figlio dell`intensa creatività che da diversi decenni
si sprigiona, nelle più diverse forme d`arte, dalla “città dei
Sassi”, si è diplomato in sassofono nel 2000 al Conservatorio
Enrico Duni di Matera e ha alle spalle già diverse
collaborazioni di spicco con Fabrizio Bosso (nel disco
d`esordio, Miriam, del 2009, sempre per Philology), Mike
Rosen, Eric Marienthal, Tom Kennedy e Jerry Bergonzi. È
anche autore di un metodo per sassofono jazz e di un saggio
su Sonny Rollins, e la familiarità con la storia dell`hard bop si
avverte in profondità nelle tracce del disco, dove è
spalleggiato dal suo quartetto. Non c`è però durezza: allo
“sferragliare” intenso e agitato il musicista lucano preferisce
progressioni agili e brillanti, mai troppo intricate, che
miscelano pause e dinamiche differenti, anche all`interno
dello stesso brano. Il suono, modellato su quello dei grandi, è
la vera sorpresa di My Favourite Songs. Basta ascoltare,
dopo lo scoppiettante esordio di The End Of A Love Affair,
proprio Georgia On My Mind, e il suo vibrato, ricco di
atmosfera e calore. Gli assoli non si discostano mai troppo
dal tema e non inseguono armonie spericolate: la necessità
di farsi capire prevale sul resto, anche se siamo certamente
di fronte a un musicista ancora in piena fase di maturazione.
Love For Sale è un buon esempio in questo senso; il sax
sembra sul punto di decollare verso territori più densamente
creativi e note più fitte, ma rimane sempre ancorato a terra e
al richiamo della melodia.
Il tributo al blues (che ovviamente è sempre dietro l`angolo)
lo paga, oltre a Georgia, Jo Blues, l`unico brano originale del
disco, scritto dal batterista Giovanni Scasciamacchia. Ad
accompagnare Menzella ci sono anche il pianista Bruno
Montrone e il contrabbassista Nicola Muresu, il solista pìù
incisivo accanto al leader, soprattutto in Jo Blues e A Weaver
Of Dreams, classicissimo rinforzato da un piacevole ritmo
latino. Ma a catturare l`attenzione sono in primis le ballad
romantiche, da Secret Love (Bobby Sherwood) a Theme For
Ernie (Fred Lacey, ma è chiaramente un omaggio al Coltrane
di Soultrane, 1958), dove si scava in profondità, chorus dopo
chorus, nel riff melodico, con grande mestiere. Sui finali dei
pezzi spesso si accenna qualche sviluppo extra che forza
(senza esagerare) le barriere del genere. Una consuetudine
piacevole per un artista da tenere in nota, in piena evoluzione
e sicuramente da seguire nei suoi percorsi futuri. Le basi
tecniche e culturali per una carriera in ascesa sono già tutte
qui.
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